La soc. consortile controinteressata s’appalesa un consorzio stabile ex art. 36 del Dlg 163/2006 e, come tale, si qualifica sulla base delle qualificazioni possedute dalle singole imprese consorziate (c. 7), per cui assume una veste peculiare nel panorama dei soggetti cui, ai sensi del precedente art. 34, può esser affidato un appalto pubblico.
Infatti, esso è un soggetto che si connota per la creazione a priori d’una struttura unificata tra dette imprese che così s’aggregano e, ferma sempre l'autonomia soggettiva di queste ultime, esso postula un legame associativo tra loro ben più stretto che in ogni altra forma di collegamento prevista dalla legge.
Appunto perché il consorzio stabile è una forma intermedia tra le associazioni temporanee di imprese e la concentrazione delle stesse, esso ha la capacità d’assumere in proprio le obbligazioni dedotte in appalto e non è assimilabile alla comune categoria delle ATI. Solo nell’ambito di queste è possibile distinguere le funzioni, come prescrive l’art. 37 del Dlg 163/2006, di capogruppo mandataria e di mandanti e, dunque, i requisiti di minima qualificazione necessaria, sicché ad esse o ad altre forme aggregative di imprese e non anche ai consorzi stabili, ad una sua serena lettura ed a rigor d’interpretazione, intende riferirsi la lex specialis con l’uso, certo non casuale, dei vocaboli «impresa mandataria» e «mandanti».
Scolorano dunque le considerazioni dell’appellante sulla pretesa falsità della dichiarazione resa dal predetto Consorzio CONTROINTERESSATA, l’innocuità della quale scaturisce non già dalle risultanze del dibattito dottrinale e giurisprudenziale circa la teoria del c.d. “falso innocuo” (nella specie non applicabile e, anzi, neppure invocabile), ma dall’evidente circostanza che, ai sensi dell’art. 36, c. 7, l’intero Consorzio in sé e nel suo complesso è qualificato all’appalto per cui è causa e così va letta la condivisibile affermazione del TAR sul punto.
decisione numero 145 del 14 gennaio 2013 pronunciata dal Consiglio di Stato
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